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L’ultimo giorno di lavoro: finalmente in ferie!

Quando arriva quel momento fremiamo all’idea di dover annunciare, urbi et orbi, “ Lo studio resterà chiuso fino a settembre ”! L’ultimo giorno di lavoro ci prende una incredibile smania di pulire, disinfettare, imbustare, impacchettare, spillare, di chiudere tutto con un sigillo! Mentre svolgiamo queste operazioni ripetiamo il mantra: “ Speriamo non ci siano urgenze dell’ultimo minuto…Speriamo non ci siano urgenze dell’ultimo minuto…Speriamo non ci siano urgenze dell’ultimo minuto… ” mentre le nostre mani volano più veloci della luce su strumenti, macchinari, ripiani, sgabelli, poltrone ed ogni cosa ci capiti a tiro. L’ultimo giorno di lavoro è solitamente il venerdì, che diventa per noi un giorno memorabile: il giorno in cui riusciamo a dare un significato alla parola felicità. La “felicità dell’ASO che sta per andare in vacanza” rende particolarmente spiritosi, brillanti, veloci, intuitivi, insomma, tira fuori il meglio di ogni individuo! Poter soddisfare appieno la nostra voglia d...

Prevenire è meglio che asciugare!

Solitamente la giornata più nera cade di lunedì ed invece è di un tristo venerdì che vi racconterò. Arrivai in studio con la faccia e l'umore di chi ha dovuto lasciare un libro di suspence a metà per andare a prendere un figlio, in piena notte, rimasto a piedi dopo aver perso l'ultimo pullman. Sapendo che non ne sarebbero passati altri fino all'indomani mattina non mi restava che mollare tutto, infilarmi un cappotto e raggiungerlo, consapevole del fatto che non avrei trovato tanto facilmente un altro momento per continuare la lettura e che nel frattempo avrei perso il filo del racconto. Ritornando al tristo venerdì, aprii tutte le finestre, come ogni giorno, per fare arieggiare gli ambienti, e avviai l'autoclave per eseguire il Vacuum Test, primo step di ogni mattina. Noi ASO adoriamo le autoclavi, lo sapevate?! Sì, moltissimo, tanto da chiamare autoclave la lavatrice o la lavastoviglie ed è sempre al centro dei nostri pensieri! Infatti capita spesso di dire ai mariti ...

Come nasce un ASO?

  Il primo passo lo muove per curiosità o necessità di trovare un nuovo impiego. Mentre sfoglia annunci cercando in tutt’altro settore, capita che si presenti la richiesta di aiuto di uno studio odontoiatrico in cui si cerca disperatamente e urgentemente personale da inserire nel proprio team. Pensa che, nonostante non sia quello che cercava, valga la pena provare e, soprattutto, cercare di capire di cosa si occupa un ASO. Inizia a studiare e affronta il tirocinio pensando che non è un lavoro facile ma prosegue, spinto da una sufficiente motivazione e cercando di diventare più efficiente. Dopo circa due mesi si accorge che i ritmi sono talmente frenetici che fatica ad immagazzinare tutte le informazioni che gli giungono continuamente, e comprende che imparare ad eseguire le istruzioni e le procedure più importanti è davvero complicato. Si accorge che assistere l'operatore al riunito è difficilissimo perché bisogna sapersi adattarsi alle varie  situazioni che si presentano ...

Filastrocca della fatina dei denti.

Ho scritto e illustrato una piccola filastrocca da donare ai vostri bambini.  La magia dei racconti e della fantasia può aiutare nei momenti più difficili, basta saperne fare buon uso. Imparare a comunicare con i bambini è fondamentale e servirà anche nelle relazioni con gli adulti. Tutti noi dovremmo conoscere meglio le numerose tecniche di comunicazione e selezionare  quella che riusciamo ad adottare meglio perché solo se siamo davvero abili nel suo utilizzo sapremo conquistare la fiducia dei nostri piccoli pazienti.  I bambini sono particolarmente sensibili e attenti al non verbale quindi non basta sorridere, non basta mettersi al suo livello, non li conquisterete soltanto con un giochino sorprendente ma occorre impegnarsi molto di più.  E voi, quanto siete preparate o preparati in materia di comunicazione? 

Il paziente inquisitore

Un medico vicino all’età della pensione si presenta in studio per la prima volta. Aveva bisogno di un intervento importante ed era un po’ preoccupato ma con il suo spirito ironico celava (in realtà pensava di celare…) la sua ansia e paura di dover affrontare situazioni spiacevoli. Ci ha inondati con una pioggia di battute, non tutte divertenti a dire il vero ma sufficienti per creare un clima disteso ed una certa complicità. In pratica ci ha spianato la strada visto che solitamente siamo noi a dover studiare la mossa giusta da fare per mettere a proprio agio il paziente. Per tutta la durata della visita ci ha strappato sorrisi rendendo la seduta piacevole anche perché la sua ironia era davvero sagace. Mentre fornivo al mio doc gli strumenti necessari per effettuare una diagnosi completa lui osservava attento ogni movimento, analizzava gli strumenti, ora lo specillo, ora il centratore, ed era attento nel rilevare ogni suono emesso nella stanza. Era super concentrato sulla prestazione e...

La complicità è quello che più ci manca.

A volte ci si sente soli, spesso incompresi, meno spesso (per fortuna) intrappolati. In quei momenti basterebbe avere accanto una collega che  incrociando il tuo sguardo, al mattino, entrando in studio, non lo eluda con il pretesto della fretta o delle mille incombenze e urgenze da evadere ma che si soffermi a scrutare i tuoi occhi. Basterebbe che la nostra collega, leggendo la tristezza, la rabbia, la paura, o qualsiasi altro sentimento di disagio fosse capace di mostrarsi solidale semplicemente  evitando di aggiungere altre preoccupazioni  o qualsiasi ulteriore peso capace di scatenare reazioni spiacevoli. Quante volte siamo scoppiate a piangere apparentemente senza motivo per un insignificante appunto mosso da una collega o dal titolare? Quante volte abbiamo alzato la voce incuranti dello sguardo incredulo dei presenti perché incapaci di contenere oltre misura quella tensione emotiva che ci siamo portate dietro, silenziosamente, fino a quel momento? Eppure il mess...