Molto spesso siamo portati a farci gli affari nostri, a non cercare di individuare i bisogni altrui, a non voler guardare verso qualcuno o qualcosa che sappiamo ci porterà sicuramente a "perdere" tempo ed energie. Non io, posso dirlo forte, non ho mai voltato il capo dall'altra parte nel momento in cui si è presentata la necessità di dare una mano a qualcuno, in qualsiasi modo.
E' capitato, proprio due giorni fa, di trovarmi di fronte a due begli omaccioni muscolosi, addetti al controllo dei bagagli all'ingresso della fiera, che pretendevano che sollevassi ad un metro da terra la mia valigiona, stracolma di materiale fieristico, per farla ispezionare passando su un rullo attraverso il dispositivo di controllo. Era più che evidente la mia difficoltà nel tentare di sollevarla ma nessuno si è mosso né ha proferito nulla per giustificare l'immobilità.
Allora, orgogliosamente, ho preferito insistere e farcela da sola rischiando anche di farmi male, lo ammetto. Mi chiedo il perché di questo atteggiamento e lo respingo, lo rifiuto con tutte le mie forze! Non è possibile ignorare sapendo cosa si provi nel sentirsi soli davanti ad un problema da risolvere non avendone piena capacità. Eppure è quello che accade quando la gente occupa posti non dedicati a loro, parcheggia non preoccupandosi del disabile che dovrà inventarsi il modo per scendere dalla sua auto, e così via.
Non avrei mai toccato questo argomento se non mi fosse capitato di trovare sul treno di ritorno a casa il mio posto occupato da una giovane donna. Mi chiede se può restarci perché più comodo per accudire il suo bambino che ha circa un anno ed io, ovviamente, acconsento.
Ad un certo punto, mentre ero assorta nel mio lavoro al computer, sento il bambino urlare fortissimo. Realizzo che proviene dalla zona antistante le porte di ingresso della carrozza e mi accorgo che la mamma ed il bimbo si sono spostati in una zona leggermente più spaziosa, immagino per un cambio pannetto. Il pianto però non cessa subito, perdura, anzi, aumenta. Guardo intorno a me e nessuno si preoccupa di quello che sta accadendo. Le urla sono davvero esagerate allora mi alzo per andare a vedere cosa succede. Possibile che nessuno abbia avuto la stessa curiosità e preoccupazione? La risposta è "sì", nessuno. Mi affaccio su questo corridoio e vedo la giovane mamma che cerca di infilare dei pantaloni ad un bambino irrigidito dal pianto ed assolutamente ingestibile da sola per di più appoggiandosi su di un passeggino che ondeggia su un treno. Mi offro di darle una mano e lei mi ringrazia ma mi spiega che non ama essere cambiato e che fa sempre così, allora mi invento un modo per distrarlo, inizialmente sembra fallire ma dopo qualche secondo la curiosità tipica dei bambini prevale. Il battito delle mani funziona sempre, specialmente se capita in punti imprevisti. Dopo qualche secondo gli avevo già strappato un sorriso e la mamma aveva completato il lavoro. E' bastato questo per sentirmi dire che ero un angelo. La giovane mamma mi racconta che era in viaggio dall'Austria, da sola, con il bambino, la carrozzina, un borsone enorme e due zaini di media grandezza. Era diretta a Foggia ed era sfinita. Mi ringraziava dicendomi che non è facile trovare gente disponibile ad aiutare in questi momenti ed io mi sono ricordata tantissimi episodi in cui io stessa ho percepito questa grande mancanza da parte della gente che ci sta accanto fisicamente ignorandoci bellamente.
Torniamo ai nostri posti, ci siamo raccontate un piccolo pezzo di vita, poi mi chiede delicatamente se posso aiutarla a scendere con il bambino visto che io sarei scesa diverse stazioni dopo. Mi ha fatto piacere e lei non sapeva come ringraziarmi. Quando si sono aperte le porte per lasciar scendere i passeggeri ad attenderla c'erano la mamma e la sorella che mi hanno accolto mandandomi baci e con delle parole che non mi aspettavo davvero di sentire. Evidentemente aveva già raccontato alla mamma dell'esperienza. Chiudere la giornata sentendosi dire "Grazie, lei è davvero un angelo" con occhi commossi, facendo tra l'altro una cosa banale e neppure impegnativa, mi ha fatto riflettere sul valore che ogni piccolo gesto può avere per ognuno di noi.
C'è urgente bisogno di gentilezza e altruismo ma anche della riconoscenza che è una gratificazione immensa per chi la riceve.
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