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La complicità è quello che più ci manca.






A volte ci si sente soli, spesso incompresi, meno spesso (per fortuna) intrappolati. In quei momenti basterebbe avere accanto una collega che  incrociando il tuo sguardo, al mattino, entrando in studio, non lo eluda con il pretesto della fretta o delle mille incombenze e urgenze da evadere ma che si soffermi a scrutare i tuoi occhi. Basterebbe che la nostra collega, leggendo la tristezza, la rabbia, la paura, o qualsiasi altro sentimento di disagio fosse capace di mostrarsi solidale semplicemente  evitando di aggiungere altre preoccupazioni  o qualsiasi ulteriore peso capace di scatenare reazioni spiacevoli. Quante volte siamo scoppiate a piangere apparentemente senza motivo per un insignificante appunto mosso da una collega o dal titolare? Quante volte abbiamo alzato la voce incuranti dello sguardo incredulo dei presenti perché incapaci di contenere oltre misura quella tensione emotiva che ci siamo portate dietro, silenziosamente, fino a quel momento? Eppure il messaggio di aiuto è spesso chiaro, visibile sul volto di chiunque, basta volerlo leggere. Preferiamo invece lasciare che l'altro stia lontano dalla nostra zona  intima , che si eviti il discorso, Non è facile gestire le relazioni, men che meno le emozioni. Ma allora ognuno pensi per sé! Questo è il pensiero più ricorrente.  "Adesso non è il momento"; "Non voglio sapere nulla altrimenti mi rattristo"; "Ma chi me lo fa fare, ho già i miei problemi!". Sono spesso queste le frasi che rimuginiamo nella mente per tacitare la coscienza quando invece tendere una mano, anche senza una implicazione di sforzo eccessivo, potrebbe modificare positivamente ed in modo anche importante l'andamento della giornata. 

Una collega o un collega che appare preoccupato o nervoso è facile che condizioni anche gli altri nel corso della giornata e allora perché non giocare di anticipo? E' quello che alcuni fanno in modo disinvolto, sereno e intelligentemente;  sono questi  i colleghi che vengono indicati come quelli ideali. Sanno sempre cosa dire, cosa fare e come sdrammatizzare. Sanno rendersi utili quando necessario, sanno essere discreti e sanno gestire situazioni di disagio quando a fronte di un gesto di cortesia capita di ricevere parole poco gratificanti. Amano l'armonia e tendono a riequilibrare tutto ciò che li circonda per una esigenza personale prima che per altruismo. Le conosco quelle persone, sono davvero speciali  e dovremmo imparare da loro il valore del sacrificio che essere sempre così cordiali, gentili e premurosi con tutti comporta. 

Sembra che vivano avvolti in una nuvola rosa che faccia apparire tutto più bello, più facile, più allegro di come lo vediamo noi e non sappiamo dire altro che "Ma quanto è carina la mia collega...Ma come fa? Beata lei!". Eppure basterebbe davvero poco per avvicinarci tutti un po' di più verso quella figura ideale che vorremmo si prendesse cura di noi ma spesso, sempre per non dare dispiaceri ad altri,  non  lascia trasparire la sua fragilità. La complicità aiuta a sentirsi migliori e ad affaticarsi meno. Varrebbe la pena impegnarsi, così, "disinteressatamente" perché il peso quando è condiviso si porta senza difficoltà e si arriva più lontano. La ricchezza di un team sono le persone altruiste, leali, disponibili e gentili ma lo siamo tutti, in fondo, se soltanto ci spogliassimo di alcune paure, di alcuni preconcetti, della rivalità sciocca che spesso si genera quando diventa più importante ostentare un'apparenza a dispetto della realtà. 

Non dimentichiamo che Together Everyone Achieves More!



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