Arrivai in studio con la faccia e l'umore di chi ha dovuto lasciare un libro di suspence a metà per andare a prendere un figlio, in piena notte, rimasto a piedi dopo aver perso l'ultimo pullman. Sapendo che non ne sarebbero passati altri fino all'indomani mattina non mi restava che mollare tutto, infilarmi un cappotto e raggiungerlo, consapevole del fatto che non avrei trovato tanto facilmente un altro momento per continuare la lettura e che nel frattempo avrei perso il filo del racconto.
Ritornando al tristo venerdì, aprii tutte le finestre, come ogni giorno, per fare arieggiare gli ambienti, e avviai l'autoclave per eseguire il Vacuum Test, primo step di ogni mattina. Noi ASO adoriamo le autoclavi, lo sapevate?! Sì, moltissimo, tanto da chiamare autoclave la lavatrice o la lavastoviglie ed è sempre al centro dei nostri pensieri! Infatti capita spesso di dire ai mariti "mettilo in autoclave", riferendoci a qualsiasi cosa che sia da lavare, da riporre o infornare. Questo ci fa sorridere ma anche riflettere sul fatto che trascorriamo talmente tante ore appresso alla nostra cara "macchina ammazzatutti" da diventarne ossessionate. Abbiamo proprio un debole: conosciamo tutti i modelli! Possiamo ignorare il nome del modello della nostra automobile ma sappiamo con precisione che modello di autoclave ha il dentista dell'isolato più vicino. Del resto è giusto così. Basta non esagerare però; come fanno ad esempio alcune colleghe che confessano di sterilizzare perfino i cucchiaini e qualsiasi cosa possa essere introdotta in quella "fornace"!
Ma non divaghiamo oltre: torniamo a quel fatidico venerdì.
La giornata si concluse tutto sommato in modo positivo; i pazienti erano stati tranquilli, l'intervento di chirurgia era andato benissimo e l'ultimo paziente aveva preferito fare una seduta breve perché aveva un impegno inaspettato ritrovandomi così ad iniziare il riordino mezz'ora prima del previsto
Qunado mi resi conto che sarei uscita in perfetto orario fu subito festa dentro di me. Piano piano il mio stato d'animo cambiò: ero ormai in modalità weekend! Pregustavo mentalmente il mio sabato con gli amici e la domenica in famiglia.
Alle 19:00 in punto andai via salutando allegramente il mio titolare. Le ultime raccomandazioni, il solito scambio di informazioni e via, a tacchi levati verso casa!
Finito di cenare mi posizionai davanti alla TV cercando di selezionare il canale giusto per trascorrere una serata distensiva. Erano le 22,00 circa quando la catastrofe bussò alla mia porta. In realtà mi raggiunse tramite una telefonata. Lessi il nome apparso sul display prima di rispondere: era un nostro paziente che abitava nel palazzo in cui vi era il nostro studio. Mi sorprese molto leggere il suo nome e pensai che non avrei dovuto permettergli di invadere il mio spazio privato. Ero nel mio tempo libero! Ma istintivamente risposi, perché in fondo Gianni era sempre stato gentile e disponibile con noi. Era una di quelle persone che per hobby si cimentano nelle riparazioni più ardite, lo chiamavamo infatti "L'Aggiustatutto". Al mio "Pronto", anziché una risposta mi giunse una domanda: "Dove sei? Sei a casa?". In un frazione di secondo feci mille pensieri, anche molto arditi, e non sapevo cosa rispondere perché avevo sentore che fosse una domanda a trabocchetto. Decisi di dirgli la verità. "Sì, sono a casa, perché?"
E allora mi disse che dovevo scendere immediatamente perché nel suo garage pioveva acqua e l'acqua proveniva...Mi si gelò il sangue. Andai immediatamente a verificare e, ahimé, entrata in studio trovai almeno 10 cm di acqua. Non sapevo cosa fare! Sicuramente chiudere la chiave di arresto dell'impianto idraulico, ma poi? Chiamai immediatamente il mio titolare che era a parecchi chilometri di distanza e non poteva raggiungermi. L'unica cosa possibile, in un venerdì notte, fu raccogliere, insieme a tutta la mia famiglia, tutta l'acqua possibile. Non fu una bella serata e neppure il giorno dopo trascorse piacevolmente. Cosa era successo? Era "scoppiata" una valvola che collegava uno dei riuniti, quello più vecchio, all'impianto idraulico. Da quel giorno, dopo avere fatto realizzare una manopola di arresto in un luogo più accessibile, abbiamo imparato a chiuderla sempre alla fine di ogni santa giornata. Sono eventi rari ma, si sa, gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo.
Prevenire è meglio che asciugare!
Commenti
Posta un commento